1929-1939

Il primo Decennio

Dopo l’inaugurazione, il “Trenino” entrò subito nel cuore dei Genovesi, che non avevano forse creduto del tutto alla buona riuscita del progetto di cui si dibatteva da oltre vent’anni.
Presto si rivelò la doppia anima della Ferrovia, utilizzata per svago da chi voleva godersi il verde dell’entroterra e per raggiungere quotidianamente la città dai residenti delle zone attraversate, all’epoca spesso collegate solo da sentieri.
Il collegamento con Busalla, Torriglia e la Val Trebbia rimase però un ambizioso pensiero su carta, perché la mancanza di fondi non permise il prolungamento del percorso né, tantomeno, il raccordo con  la ferrovia Piacenza –Bettola.
I passeggeri però non mancavano e già dai primi anni dall’inizio del servizio, l’affluenza delle belle giornate festive, molto più elevata rispetto alla norma, abituò la direzione ferroviaria ad affrontare la maggior richiesta  predisponendo  estemporanei servizi “in bis” per accontentare i tanti avventori.
I primi “interscambi” tra vettore ferroviario e trasporto su gomma non tardarono ad entrare nelle modalità di spostamento di lavoratori e gitanti. Il servizio automobilistico che collegava Bolzaneto a Sant’Olcese già dal 1920, nel corso degli anni Trenta era cresciuto in modo esponenziale e nella stagione estiva le corse venivano prolungate fino al centro città, con una programmazione effettuata con l’intento di  favorire le coincidenze con la ferrovia.
Lo sviluppo turistico di questa zona dell’entroterra genovese, che dall’inizio dell’Ottocento aveva visto  la costruzione di molte ville dell’alta borghesia cittadina, ricevette nuovo impulso dall’arrivo della ferrovia.
Sorsero quindi, tra l’alta Val Polcevera e la Valle Scrivia, numerose ed eleganti abitazioni unifamiliari, destinate alla vacanza della borghesia genovese, che iniziava a sperimentare un nuovo concetto di “villeggiatura”, sempre più fuga dalla città e occasione per ritrovare la forma  e l’equilibrio con la natura.
I genovesi, non solo appartenenti ai ceti sociali più agiati, cominciarono a scegliere queste colline come meta per le gite della domenica, anche grazie al  tenore di vita più elevato del periodo ante guerra, che permetteva di dedicare una parte del proprio tempo a piacevoli attività ricreative.
Nonostante la cospicua affluenza, i notevoli costi d’esercizio portarono, nel corso del primo decennio dopo l’apertura, a nuove difficoltà finanziarie che sfociarono in diversi cambi di gestione: dopo la S.A.C.E.F. (Società Anonima Costruzione Esercizio Ferroviario), subentrò  la S.T.E.A.L.(Società Trazione Elettrica Appennino Ligure) e alla fine degli anni Trenta, la S.A.G.E.F. (Società Anonima Genovese Esercizi Ferroviari), costituita dalla società “Lazzi” che da anni gestiva servizi di trasporto su gomma in Toscana e Liguria